30mila visitatori per i musei accessibili del progetto Beam Up

Si sta avviando alla conclusione, dopo oltre due anni di lavoro, il progetto internazionale BEAM UP, nato per aiutare i musei a produrre servizi insieme ai non vedenti nel campo dell'arte contemporanea.
Tre gruppi di lavoro misti in Italia, Croazia e Irlanda, composti da professionisti museali, non vedenti ed esperti di disabilità visiva, hanno partecipato a questa innovativa proposta. Due anni e mezzo di lavoro e centinaia di operatori ed esperti non vedenti sono stati necessari per dare forma a una serie di inedite modalità di fruizione delle opere d'arte.
Il risultato di questo lavoro sono state tre mostre allestite in Italia, Irlanda e Croazia che hanno coinvolto più di 30mila visitatori, tra i quali almeno 500 con disabilità visiva.
Un approccio aperto, basato sullo sviluppo di interventi accessibili con la partecipazione diretta degli utenti finali, che ha portato allo sviluppo di idee e soluzioni efficaci e davvero coinvolgenti.
Lo dimostra la grande partecipazione di pubblico alla prima mostra del progetto Beam Up: “Luce del Nero” allestita presso la fondazione Burri a Città di Castello dal 15 aprile al 22 novembre 2022. La mostra ha presentato opere di diversi artisti accomunati dall'uso del nero in un'esperienza percettiva rivolta sia ai vedenti che ai non vedenti.
A questa iniziativa sono seguite le mostre Fashion Show presso la Glucksman di Cork (Irlanda) e Touch MSU presso il museo MSU di Zagabria, in Croazia, tuttora in corso.
Il progetto ha avuto una grande risposta in termini di partecipazione del pubblico e, soprattutto, ha raggiunto l’obiettivo di coinvolgere gli utenti con disabilità visiva nella progettazione e nello studio dei servizi museali volti a migliorare la fruizione e l’accessibilità delle opere.
La Fondazione Istituto dei Ciechi di Milano è stata parte attiva di questo sforzo per tutta la durata del progetto, supportando il team di lavoro internazionale (di cui facevano parte Atlante servizi Culturali, MSU e Glucksman) nella realizzazione e nella progettazione dei servizi per i non vedenti.
«Il tema dell'accessibilità all'arte è stato affrontato con un approccio che potremmo definire dal basso – dice Francesco Cusati, formatore dell’Istituto dei Ciechi - perché le tecnologie utilizzate in queste mostre sono state sperimentate e messe a punto grazie all’intervento diretto delle persone cieche e ipovedenti».
L’Istituto milanese si è occupato in particolare della formazione del personale presso i tre musei, dando molta importanza all’aspetto comunicativo e relazionale. Un esempio delle soluzioni tecniche adottate è l’utilizzo di QRcode con rimando alle informazioni dell'opera, studiati per essere facilmente individuabili e fruibili dalle persone senza la vista. oppure le riproduzioni mimetiche in rilievo, del tutto simili agli originali, che hanno permesso ai visitatori, non solo ciechi e ipovedenti, di entrare in contatto con le opere anche con il senso del tatto.
Al di là degli accorgimenti tecnologici il mesaggio fondamentale è stato che per chi non vede rimane fondamentale sentirsi accolto e rispettato nelle sue esigenze particolari, sempre soggettive, quasi mai standardizzabili. «Sentirsi accolti è il punto di partenza per vivere un’esperienza gradevole e gratificante» dice Elisabetta Corradin, tra i formatori dell’Istituto coinvolti nel progetto. «Per formare gli operatori abbiamo proposto attività dinamiche e interattive, con simulazioni di accompagnamenti, riconoscimento di immagini tattili senza l’uso della vista, descrizione orale di oggetti o opere d’arte».
Giudizi molto positivi sono arrivati dal pubblico, e in particolare dalle centinaia di visitatori ciechi e ipovedenti che hanno visitato le mostre nelle tre sedi europee.
Il direttore scientifico dell’Istituto Franco Lisi riassume così questi due anni e mezzo di lavoro: «Tra le varie iniziative che il nostro Istituto segue nell’ambito dell’accessibilità museale, ci siamo sentiti particolarmente coinvolti nel progetto Beam-Up, sia per il suo respiro internazionale, sia per l’obiettivo di coinvolgere, fin dalle prime fasi di progettazione, le persone non vedenti. Il famoso motto della convenzione ONU per la disabilità “Niente su di noi senza di noi” in questo contesto ha trovato piena attuazione». Il progetto è stato tanto più sfidante - continua Lisi - «quanto più si è trattato di portare alla conoscenza di persone disabili della vista opere d'arte contemporanea, quindi con un livello di astrazione che ne rendeva difficile la traduzione nelle copie mimetiche da esplorare con il tatto».
Il progetto è stato cofinanziato dal programma Europa Creativa 2014-2020 dell’Unione Europea.