Iniziato il restauro del grande organo dell'Istituto dei Ciechi

La città di Milano avrà presto la possibilità di riascoltare uno dei suoi organi più preziosi e significativi, ovvero il grande organo dell'Istituto dei Ciechi di Milano. Realizzato nel 1901 da Carlo Vegezzi-Bossi (il più famoso organaro italiano dell'epoca) lo strumento è attualmente in restauro presso la ditta “Alessandro Giacobazzi” di Modena e tornerà in funzione per la primavera 2015.
È uno dei primi organi italiani costruiti in una sala da concerto, sull'esempio di quanto già si faceva negli auditorium stranieri.
La presenza di uno strumento così importante all'interno dell'Istituto non deve sorprendere: l'organo, strumento musicale antichissimo e completo in se stesso quasi come un'orchestra, è da sempre particolarmente amato e suonato dai musicisti non vedenti.
Organisti ciechi
Nella storia dell'organo si ricordano numerosi celebri organisti e compositori ciechi: i francesi Louis Braille (inventore dell'omonimo codice), Adolphe Marty, Louis Vierne (l'organista cieco di Notre-Dame di Parigi che ci ha lasciato pagine importanti nel repertorio dell'organo romantico), Jean Langlais, Gaston Litaize, André Marchal, Jean-Pierre Leguay (ad oggi uno degli organisti di Notre-Dame), in Germania Helmut Walcha (le cui celebri incisioni dell'opera di Bach rimangono molto amate dagli appassionati) e, tra gli italiani, Luigi Bottazzo, Ernesto Tamagni (professore del Conservatorio di Milano) e i concertisti tuttora attivi Walter Savant-Levet (Torino) e Ruggero Livieri (Padova).
Dal migliore organaro del tempo
La costruzione dell'organo dell'Istituto dei Ciechi venne commissionata al più grande organaro italiano dell'epoca, il torinese Carlo Vegezzi-Bossi, che lo completò nel 1901. Carlo, discendente da un'importante e longeva dinastia organaria, visse in un periodo molto delicato della storia di questo strumento, quando l'organo italiano cambiava radicalmente la propria fisionomia adeguandosi ai modelli stranieri. Riuscì a creare nei suoi strumenti una mirabile sintesi tra l'organo italiano e quello europeo (in particolare inglese e francese) ed ebbe un crescendo di successi, con circa un migliaio di organi costruiti in tutto il mondo.
Purtroppo molti dei suoi organi non hanno conservato l'integrità stilistica, poiché sono stati oggetto di modifiche e alterazioni. Alcuni dei suoi strumenti più significativi giunti a noi si trovano nel Santuario di Caravaggio in provincia di Bergamo, in Santa Maria Maggiore a Bergamo, alla Basilica del Santo di Padova e nel Duomo di Aosta. Quest'ultimo è considerato uno dei migliori organi italiani ed è gemello nella parte fonica dell'organo dell'Istituto dei Ciechi, costruito tra l'altro a un anno di distanza.
3721 canne, 49 registri, 3 tastiere
L'organo dell'Istituto dei Ciechi venne in seguito ampliato ed elettrificato dalla ditta Balbiani Vegezzi-Bossi di Milano (erede di Carlo Veggezzi-Bossi) in due interventi, nel 1919 e nel 1951.
L'ultima versione dispone di 3 tastiere, 49 registri e 3721 canne, di metallo o legno e di dimensioni variabili da quelle alte come uno spillo a quelle più grandi, dei bassi, di oltre 5 metri di lunghezza. Lo strumento è posizionato su una balconata e suona contemporaneamente in 2 locali: la Sala Barozzi (auditorium) e la chiesa, dalla parte opposta, oggi non più utilizzata. Dispone di 2 consolles, una fissa nella balconata dal lato della chiesa, e una mobile nel palcoscenico della Sala Barozzi.
L'organo dell'Istituto dei Ciechi è senza dubbio uno degli esempi più perfetti, completi ed integri (senza alterazioni stilistiche) di grande organo romantico\sinfonico italiano di inizio Novecento, periodo d'oro dell'evoluzione di questo strumento in Italia.
Il restauro conservativo
Purtroppo lo strumento è giunto a noi in cattivo stato di funzionamento, a causa del disuso di molti decenni, da quando gli organi romantici venivano ingiustamente considerati di dubbio valore da organisti ed organologi, in piena moda di riscoperta dell'organo antico e barocco. I lavori di restauro saranno particolarmente impegnativi e delicati viste le dimensioni ragguardevoli dello strumento, la complessità dei suoi meccanismi elettro\pneumatici e le parti da ricostruire, come le piccole canne piegate o i supporti spezzati e sfondati.
Il restauro conservativo porterà lo strumento al suo originale splendore, senza apportare cambiamenti alla fonica o alla parte trasmissiva\tecnica. L'unica modifica sarà l'aggiunta di un nuovo centralino elettronico per perfezionare e rendere più affidabile il limitato sistema Balbiani delle "Combinazioni Aggiustabili dei registri". Gli organisti che presto torneranno a far cantare l'organo avranno così a disposizione un numero quasi infinito di combinazioni di suoni e colori, richiamabili con grande facilità mediante il nuovo combinatore elettronico.
La consolle più vecchia invece non verrà modificata e verrà conservato l'originale e storico sistema della "Combinazione Libera" e dei bottoni circolari colorati per l'azionamento dei registri.
Lorenzo Bonoldi
Organista del Teatro alla Scala di Milano
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