Integrazione e inclusione

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Il convegno del 6 novembre per i 40 anni della scuola di via Vivaio

Lunedì 6 novembre 2016 si è svolto il Convegno “Integrazione e inclusione” per celebrare i 40 anni della scuola media di Via Vivaio.

L'incontro è stata l’occasione per ripercorrere alcune tappe del cammino verso l’integrazione scolastica compiuto con l’esperienza pedagogica elaborata in via Vivaio.
A moderare gli interventi c'erano il preside della scuola Alfredo Lapini e il giornalista Gad Lerner, in qualità di genitore di ex allievi. Hanno portato il loro saluti il vicesindaco Anna Scavuzzo, i dirigenti del MIUR Marco Bussetti e Loredana Leoni e il commissario straordinario dell’Istituto Rodolfo Masto.

Ad accomunare gli interventi è stata la consapevolezza che un pezzo di storia del cammino verso l’integrazione scolastica si è scritto proprio qui, all’interno dello storico palazzo di via Vivaio e che questo patrimonio pedagogico – tuttora in evoluzione – debba essere sostenuto e custodito come un tesoro.

La scuola nacque nel 1976 da un’intuizione di Monsignor Varesi, allora rettore dell’Istituto dei Ciechi, quasi in contemporanea al varo della Legge 517(del 1977), con la quale sarebbero state abolite le classi differenziali a favore di modelli didattici flessibili con l’intervento di insegnanti specializzati. Con la nascita della scuola media in via Vivaio ci fu un’integrazione al contrario, con gli alunni cosiddetti normodotati che si “inserivano” in un contesto didattico pensato e rivolto alle persone con disabilità visiva.

Da allora Istituto dei Ciechi e la Scuola media hanno condiviso lo stesso progetto educativo: l’integrazione scolastica dei ragazzi ciechi o ipovedenti.
«Il patrimonio di conoscenze e relazioni maturato in Via Vivaio costituisce per noi un vero tesoro» con queste parole Rodolfo Masto ha voluto richiamare l’attenzione sulla ricchezza di questa esperienza, non solo di conoscenze e di metodi ma anche umana.

Amicizie che durano una vita e che sanno guardare oltre le differenze, un ambiente senza barriere architettoniche e culturali, una pedagogia in grado di fornire strumenti e metodi che garantiscano davvero il diritto allo studio di tutti.
Questo è il patrimonio da salvaguardare, messo purtroppo a rischio dai tagli indiscriminati alla spesa pubblica e dalla confusione normativa seguita alla riforma delle provincie. Franco Lisi, direttore scientifico dell’Istituto dei Ciechi e responsabile dei servizi tiflodidattici, ha ricordato la sentenza del Tar lombardo del marzo 2016 con la quale è stato ribadito il diritto degli allievi con disabilità sensoriale ad avere il sostegno specialistico per poter studiare come i loro compagni. Un diritto che per gli studenti dell’area metropolitana milanese non è garantito appieno, per esempio quando a inizio dell’anno scolastico non vengono erogati i fondi per realizzare libri in braille e a caratteri ingranditi per studiare le stesse materie dei compagni.

Le ragioni a sostegno di una pedagogia per l’integrazione sono state ben argomentate dal professore dell’Università Cattolica Luigi D’Alonzo, che nel suo intervento ha sottolineato il coraggio della scelta verso l’integrazione fatta dall'Italia negli anni Settanta e le modalità virtuose con cui è stata messa in atto proprio in via Vivaio.

L’Italia ha intrapreso una strada, quella dell’integrazione, che molti altri paesi civili non hanno seguito e che invece dovrebbe essere un esempio per tutti, perché «solo in mezzo gli altri si può crescere dal punto di vista umano». «Insegnare è diventato più difficile – ha continuato D’Alonzo, si fa sempre più fatica fare scuola, il mondo non aiuta i giovani a sviluppare le proprie competenze. Per questo abbiamo capito in questi anni la necessità di una pedagogia speciale per l’inclusione. È la strada obbligata della nostra scuola, che deve rispettare i bisogni di tutti, del cieco e di chi ha meno difficoltà».

Il tavolo dei relatori al convegno del 6 novembre 2016VivaioPic02VivaioPic03

Marco Rolando

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