Se camminare diventa una sfida

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Particolare di un pavimento tattile percorso da un non vedente.

Provate a pensare all'ultima volta che avete preso i mezzi pubblici, magari questa mattina per recarvi al lavoro. Pensate alle strade attraversate, ai marciapiedi percorsi, ai semafori incontrati e ai mezzi su cui siete saliti. Bene. Immaginiamo di fare la stessa cosa senza usare la vista. Quanti semafori sonori avreste trovato? Vi sareste accorti della loro presenza? E in metropolitana avreste riconosciuto la fermata giusta dove scendere? Gli annunci vocali funzionavano? E i percorsi tattili nelle stazioni c’erano? Sareste riusciti a scansare senza farvi troppo male i pali, le biciclette, i motorini e i lavori in corso che ieri non c'erano e che oggi sono comparsi come per magia sul vostro cammino?

Ammettiamolo, muoversi in una città per chi non vede è un'impresa apparentemente impossibile. Eppure è proprio affrontando questa sfida quotidiana che si può conquistare una vita in piena autonomia. Se mi so muovere posso raggiungere il posto di lavoro, orientarmi all’interno dell'azienda, posso fare la spesa, prendere i mezzi pubblici, vivere la città.

Regola numero uno: bisogna crederci!
Per chi non vede la conquista della mobilità può apparire difficilissima per due motivi. Il primo è un dato oggettivo: il mondo in cui viviamo è fatto a misura di chi vede e la maggior parte delle informazioni vengono veicolate attraverso il canale visivo.
Il secondo è culturale e dipende dal fatto che la privazione della vista viene avvertita come la situazione peggiore in cui ci si possa trovare. Ciò provoca paura e frustrazione sia nel cieco sia nelle altre persone. E può spingere chi non vede a scegliere di dipendere dagli altri e a dubitare di poter fare da sé. Ma è un errore, perché l'autonomia può essere conquistata, basta crederci e soprattutto seguire una metodologia appropriata.

Un corso per imparare a muoversi
Gli esempi di persone non vedenti con un alto grado di indipendenza non mancano. Milano è piena di ciechi e ipovedenti che studiano, lavorano, fanno sport, si muovono in autonomia, si costruiscono e vivono una vita indipendente. Certo, si dirà «ma questi sono superciechi!». Errore.
La mancanza della vista non permette di sviluppare un "super udito", un "super olfatto" un "super tatto", perché il potere e la capacità dei sensi vicari non aumentano con la privazione della vista. Quello che cambia è il loro utilizzo.
Attraverso un addestramento specifico è possibile infatti imparare a utilizzare i sensi extravisivi in un modo nuovo per fare sì che sostituiscano o supportino il canale visivo.
Questo adattamento è il frutto di un percorso pratico e teorico insieme, fatto di esercizi ed esperienze che può durare anni. Non basta chiudere gli occhi per imparare ad ascoltare e a costruire immagini mentali o acustiche. Bisogna esercitarsi, sbagliare, provare e riprovare.
In questo processo di apprendimento si inseriscono i corsi di orientamento e mobilità che l’Istituto dei Ciechi e l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti propongono con sempre più forza e convinzione.
Muoversi in sicurezza ed orientarsi sono infatti abilità indispensabili per il raggiungimento di un’autonomia piena.

Orientamento e mobilità
Il corso di orientamento e mobilità è un intervento specialistico, formativo e riabilitativo, volto a stimolare la propensione a districarsi e cogliere indizi ambientali, imparare ad inserirli ed organizzarli in un contesto di riferimento ed essere in grado di pianificare percorsi e muoversi nello spazio in piena sicurezza.
Si tratta quindi di una serie di apprendimenti che mettono in gioco più aree: gli aspetti fisici e motori con o senza ausili; gli aspetti cognitivi che riguardano l’orientamento e la consapevolezza spaziale; gli aspetti psicologici e motivazionali, ossia la voglia di provarci, di mettersi in gioco con le proprie aspettative e quelle degli altri, con le paure e le insicurezze che inevitabilmente ogni percorso di emancipazione e crescita porta con sé.
Essere autonomi significa anche scegliere di fare a meno di quegli elementi facilitanti assistenziali di cui possiamo fare a meno quando e se possibile. E questo non perché è il contesto a chiedercelo. Ma perché siamo noi a sceglierlo.

Leonardo Manselli
Istruttore di orientamento e mobilità – Istituto dei Ciechi di Milano

Estratto della relazione al convegno "Nuovi traguardi della formazione mirata" tenutosi il 27 marzo 2015 all'Istituto dei Ciechi di Milano.

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