"I miei occhi sono un microprocessore"

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La conferenza promossa dal Mit e dalla Andrea Bocelli Foundation svoltasi a Milano Expo 2015.

Durante gli ultimi giorni dell'esposizone universale, presso Expo 2015 si è svolto un interessante convegno sulle nuove tecnologie per persone con disabilità visiva. L'incontro, promosso dalla Andrea Bocelli Foundation e dal Mit, è stata l'occasione definire lo stato dell'arte della ricerca scientifica in questo campo e per riflettere sui molteplici significati che riveste un concetto tanto familiare quanto complesso come quello di "accessibilità".

Sono intervenuti Andrea Bocelli, il professor Antonino Zichichi, il designer Giorgetto Giugiaro e ricercatori provenienti da ogni parte del mondo impegnati nella affascinante sfida di spostare sempre più in là la frontiera nel campo degli strumenti per ciechi e ipovedenti.

Daniela Rus, ricercatrice del Mit di Boston, ha invitato i non vedenti a non accontentarsi più solo del tradizionale bastone bianco. La studiosa statunitense ha presentato un prototipo realizzato in tre anni di intenso lavoro. Si tratta di un dispositivo indossabile che ha l'aspetto di una fotocamera con l'obiettivo rivolto in avanti e che, grazie a un processore, elabora la realtà circostante per fornire alla persona non vedente informazioni attraverso vibrazioni su come muoversi. Il modello è ancora in una fase di studio, ma offre un'idea della direzione in cui si sta muovendo la ricerca. Una cosa è certa: oggi si possono immaginare obiettivi fino a pochi anni fa ritenuti irrealizzabili per via dei costi. "Con l'abbassamento dei prezzi delle tecnologie informatiche si può pensare di realizzare in un futuro non troppo lontano dispositivi per facilitare la vita dei 285 milioni di non vedenti e ipovedenti nel mondo".

Alla conferenza sono stati presentati molti altri progetti che mirano a migliorare la condizione dei non vedenti. Nel campo delle scienze biomediche si sta lavorando con le staminali, testate con sempre maggior successo per riparare la retina. E poi ci sono le idee che nascono dal basso, spesso su piattaforme aperte e collaborative, nella comunità dei nuovi artigiani digitali. «Il mondo dei maker ha molto da dire in questo campo - ha spiegato Edoardo Calia dell’Istituto Superiore Mario Boella di Torino - anche perché su questo tipo di tecnologie è fondamentale coinvolgere gli utenti finali nel processo di sviluppo". Le idee interessanti sono molte, come ad esempio il Finger Reader, una anello che permette il riconoscimento di testi scritti o il Dot, il primo smartwatch in braille, nato in Corea del Sud».

La ricerca di nuove soluzioni per l'accessibilità riguarda anche lo sviluppo di nuove piattaforme digitali. È il caso del progetto Aira un servizio nato negli Stati Uniti per offrire maggiore indipendenza alle persone non vedenti. In pratica attraverso i Google glasses la persona non vedente viene assistita nei compiti quotidiani da un operatore che riceve le immagini trasmesse dai suoi occhiali. In questo modo l'utente riceve istruzioni per scegliere un detersivo al supermercato, giocare una partita di bowling, orientarsi in un ufficio postale. I test su questa nuova piattaforma hanno dato risultati sorprendenti e il servizio partirà ad aprile 2016.

La sensazione che si ricava dalle relazioni dei vari ricercatori è che ci troviamo in un momento di grande fermento creativo per quanto riguardo lo sviluppo delle tecnologie per chi non vede. E' necesario però non farsi travolgere dall'entusiasmo digitale, perché la tecnologia, se non viene accompagnata da una vera cultura dell'integrazione, non può risolvere da sola i problemi di chi non vede. Ha sottolineato questo concetto Franco Lisi, esperto di accessibilità dell'Istituto dei Ciechi di Milano, facendo osservare che al momento non esiste un significato unico di accessibilità: "Ognuno ha la propria idea del significato delle parole di accesso e di accessibilità. I problemi sorgono quando ci si chiede come debba essere raggiunta questa accessibilità". Fondamentale dunque che i nuovi sviluppi della ricerca siano testati e valutati nella loro efficacia dai diretti interessati. Ricercatori e non vedenti dunque secondo Lisi devono fare squadra, per sognare un futuro dove nessuno abbia bisogno di discutere il significato e l'interpretazione del concetto di accessibilità.

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Andrea Bocelli e Franco Lisi Laura GiarreIntervento di Franco Lisi

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