Allegoria in memoria di Francesca Colleoni

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Francesca De Maestri, figlia del nobile Antonio e vedova del conte Federico Colleoni (deceduto nel 1893), scompare in Milano il 9 aprile 1908. Con suo testamento segreto del 23 marzo 1907 nomina erede universale la sorella già benefattrice dell’Istituto insignita della benemerenza, donna Paolina De Maestri Baragiola Belinzoni, lasciando all’Istituto dei Ciechi un legato di lire 20.000

Il dipinto in memoria di Francesca ColleoniL’Istituto deciderà di destinare la somma per l’ampliamento dei refettori dell’Asilo Mondolfo, ente che ospitava i giovani ciechi usciti dai corsi elementari privi di assistenza e di occupazione. In vita, la benefattrice fu donna assai impegnata in numerose opere caritatevoli a beneficio della comunità. In Castano Primo si attivò nel 1902 per erigere un ospedale destinato ai malati meno abbienti che divenne alla sua morte “l’Opera Pia Francesca Colleoni De Maestri” (ente morale R. D. 17 marzo 1910 – poi Fondazione Opera Pia Francesca Colleoni De Maestri Onlus). Sepolta vicino al marito presso il cimitero Monumentale di Milano, l’iscrizione sulla lapide ricorda la sua “lunga vita spesa per opere di Fede e Carità”.

L’allegoria pittorica in memoria della benefattrice, che raffigura “una signora che leva le spine alla esistenza d’un bambino cieco”[1], viene eseguita dal pittore Arturo Albertazzi per la somma di lire 350 entro la fine del 1909.

Il pittore, nato a Vogogna (Novara) il 1° febbraio 1881 e morto a Ghiffa, a soli 36 anni, il 15 novembre del 1917, frequentò, fino al 1904, l'Accademia di Brera, sotto la guida di Cesare Tallone, rimanendone profondamente influenzato. Nel corso della sua carriera si dedicò al ritratto, al paesaggio e al soggetto campestre e nel 1906 partecipò all'Esposizione di Belle Arti di Milano. Legato all’Istituto dei Ciechi, per volontà del rettore Monsignor Luigi Vitali, eseguì giovanissimo nel 1907 l’importante Ritratto del Principe Carlo Castelbarco Albani, e subito dopo sul finire del 1909, oltre all’Allegoria in memoria della nobildonna Francesca De Maestri-Colleoni, eseguì - a titolo gratuito - “un quadro ad olio da applicarsi al muro […] di quattro metri di lunghezza per due e mezzo di altezza […] per decorare il salone dell’Asilo del Convitto”[2] dal titolo Cristo che bacia l’infanzia (ora scomparso), il Ritratto della benefattrice Giuseppina Guaita Rusconi (anch’esso scomparso) e nel 1912 il Ritratto della benefattrice Annetta Da Nova [3].

Il quadro prima del restauroGrazie a un intervento di restauro effettuato dallo Studio Carlotta Beccaria, con il finanziamento da parte della Regione Lombardia Avviso Unico Cultura 2017, è stato possibile riscoprire l’originale luminosità delle cromie dell’allegoria in memoria della vedova Colleoni. Prima del restauro, infatti, il dipinto versava in condizioni pessime: lo strato pittorico appariva completamente alterato e scurito da deposito di sporco, decoesioni e sollevamenti[4].

Le analisi chimiche effettuate dall’équipe del Dipartimento di Fisica del Politecnico di Milano hanno evidenziato la copresenza sia del bianco di zinco che del bianco di titanio, colore in uso - con l’avvento dell’industrializzazione dei pigmenti - solo dagli anni ‘20 del Novecento, molto probabilmente frutto di un successivo intervento di restauro[5].

Melissa Tondi
Responsabile Beni Culturali

Si ringrazia la prof. Cristina Moscatelli di Castano Primo e la Fondazione Opera Pia Francesca Colleoni De Maestri Onlus.


Note

[1] Per il ritratto gratulatorio della Benefattrice, il C.d.A. decise, non disponendo di una fotografia della benefattrice, di fare eseguire un’allegoria pittorica in cui si raffigurasse una signora nell’intento di togliere le spine alla esistenza di un bambino cieco (cfr. Francesca Colleoni in Archivio Storico Istituto dei Ciechi di Milano (d’ora in poi ASICMi), Benefattori, Fascicoli Benefattori, b. 27, fasc. 370)

[2] AA., Fiera di beneficienza per l’Asilo Infantile Convitto dei Ciechi in “Il Buon Cuore. Organo della Società Amici del Bene”, Anno VIII, n. 49, 4 dicembre 1909, pag. 381.

[3] La figlia del pittore, Anita Albertazzi, alla sua morte avvenuta a Trieste il 20 novembre del 1938, con testamento olografo, lascia all’Istituto dei Ciechi di Milano un legato di lire 10.000 più i quadri di vari autori nonché una ventina fra dipinti e disegni eseguiti da suo padre, Arturo Albertazzi (ora scomparsi) – cfr. Albertazzi Anita, ASICMi, Benefattori, Fascicoli Benefattori, b.2, fasc. 12. Per gli altri benefattori: Castelbarco Albani Carlo, ASICMi, Benefattori, Fascicoli Benefattori, b.23, fasc. 322; Da Nova Annetta, ASICMi, Benefattori, Fascicoli Benefattori, b.33, fasc. 428; Guaita Giuseppina, ASICMi, Benefattori, Fascicoli Benefattori, b.52, fasc. 632.

[4] Notizie tratte dalle relazioni del restauro curato dallo Studio Carlotta Beccaria di Milano (anno 2017).

[5] Studio effettuato durante l’intervento di restauro a cura del Politecnico di Milano dal titolo “All’interno della tela. Studio sull’utilizzo dei bianchi tra fine 800 e inizio 900” (anno 2017). L’intervento di restauro potrebbe essere attribuito al Prof. Costantino Anselmi (Milano, 11 aprile 1905 – 10 maggio 1934), pittore e restauratore, che durante gli anni 1938-39 eseguì una campagna di restauro di tutti i ritratti dei suoi benefattori (all’epoca circa 150) su incarico dell’Istituto dei Ciechi di Milano. Cfr. scheda biografica su Tino Anselmi

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